Ti è mai capitato che qualcuno ti dicesse una frase del tipo “Mi ascolti quando parlo?”. Ecco, saper ascoltare è uno dei punti cardini di una comunicazione efficace poiché è l’unico modo per vedere le cose dalla prospettiva altrui.
Potrebbe sembrare scontato che per condurre un buon dialogo si debba ascoltare, ma in realtà molti studi hanno evidenziato che recepiamo meno della metà di quello che la controparte dice. Per fortuna con l’allenamento possiamo migliorare questa capacità e risvegliare tutto il potenziale sopito.
Oggi affrontiamo una tematica molto interessante, l’ascolto attivo, e in particolare scopriremo quali sono gli strumenti necessari per migliorare il proprio ascolto. Ecco dunque come ascoltare attivamente per conoscere le reali esigenze del tuo interlocutore.
Cosa vuol dire ascoltare attivamente
Quando si parla di ascolto attivo si intende la capacità di ascoltare il proprio interlocutore con il massimo livello di attenzione, utilizzando segnali verbali e corporei che esprimano partecipazione e interesse per quanto detto dall’altro.
Questa tecnica di comunicazione, oltre a ricoprire un ruolo importante nelle relazioni quotidiane, viene utilizzata in diversi campi, dal counseling al marketing, ed è volta alla creazione e al mantenimento di relazioni efficaci.
Per migliorare il proprio ascolto attivo bisogna prima di tutto capire la differenza tra udire e ascoltare. Udire significa semplicemente percepire con l’udito e non necessita di soffermarsi a distinguere il suono e a capirne il senso. Quando si ascolta, invece, bisogna prestare attenzione a ciò che l’interlocutore dice con le parole e con il corpo.
A questo punto vale la pena soffermarsi a ragionare sulla differenza tra ascolto passivo e ascolto attivo. Il primo si allinea perfettamente con il significato del verbo udire in quanto è un tipo di ascolto che non apporta alcun valore alla comunicazione.
Di solito chi ascolta passivamente ha uno sguardo distratto, compie altre azioni durante l’ascolto e, in generale, non dà l’idea di essere interessato alle parole dell’altro. Al contrario, quando si ascolta attivamente si è tenuti a comprendere quanto espresso dalla controparte e si recepiscono molte più informazioni.
Come migliorare l’ascolto attivo
L’ascolto attivo favorisce il fluire del pensiero altrui e dà modo di raccogliere quante più informazioni possibili dal proprio interlocutore. All’apparenza non richiede alcuna abilità ma in realtà è una competenza che va allenata.
Non è qualcosa che può capitare senza prestarvi attenzione, è un atto volontario, deciso dall’ascoltatore, che richiede pertanto uno sforzo iniziale.
Anche se viviamo nella società della comunicazione, è sempre più raro trovare persone che sappiano ascoltare attivamente. Per ascoltare sul serio chi abbiamo di fronte dobbiamo abbattere il muro dell’ego, evitando di essere troppo concentrati su noi stessi.
La capacità di ascoltare attivamente si collega al linguaggio non verbale. Ciò significa che per valutare lo stato d’animo dell’interlocutore e capire se dice la verità occorre andare oltre le parole, imparando a decifrare i segnali corporei e la voce.
Un altro aspetto importante è la gestione del feedback quale necessario complemento alla capacità di ascoltare attivamente. Ciò significa fare domande aperte o di chiarimento, ma senza giudicare o correggere perché si rischia di arrestare la raccolta di informazioni.
Tecniche di ascolto attivo
Le tecniche di ascolto attivo si devono soprattutto allo psicologo statunitense Thomas Gordon, che collaborò con Carl Rogers, teorico della Comunicazione Efficace. Ecco alcuni preziosi suggerimenti per migliorare la qualità dell’ascolto.
Le tecniche verbali di ascolto attivo comprendono l’uso di parole che esprimono attenzione e comprensione. Puoi fare domande aperte che permettano di estendere il discorso e far luce sui punti poco chiari (es. Chi? Perché? Quando? Come?, ecc.), oppure domande chiuse che aiutino a verificare parti del contenuto.
Se vuoi creare un clima caloroso e rassicurante, ripeti le frasi pronunciate dall’interlocutore (tecnica del rispecchiamento empatico) così che possa riflettere sulle sue stesse affermazioni oppure incoraggialo con parole quali “bene” o “si”. Per dimostrare che sei in ascolto puoi utilizzare anche delle vocalizzazioni che esprimono interesse, quali ahh…Uhmmm, ecc.
Sul piano non verbale, è importante mantenere il contatto visivo con la persona che parla e adottare una postura aperta che indichi disponibilità. L’espressione del volto deve essere attenta e partecipativa, ma evita di tenere un contegno severo, aggressivo o assente.