Come e perché l’imprenditoria femminile deve ripartire?

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Imprenditoria femminile

L’imprenditoria femminile è tra i settori maggiormente colpiti durante l’emergenza Coronavirus, tuttavia ha dimostrato anche una grande capacità di resilienza. Alcune manager infatti hanno continuato ad offrire i loro servizi, anche se in smart working. Altre invece hanno convertito o ampliato la loro produzione, destinandola alle mascherine che per un lungo periodo sono state una merce rara.

Anche se è presto per dichiarare sconfitto il Covid-19, almeno l’economia italiana è ripartita. L’imprenditoria femminile ha tutti i mezzi a disposizione per rimettersi in piedi, anche perché negli ultimi anni è cresciuta tantissimo fino a diventare una risorsa preziosissima per il tessuto socio-economico italiano.

Imprenditoria femminile, i numeri che ne determinano la crescita esponenziale

Per comprendere quanto sia cresciuta l’imprenditoria in rosa, analizziamo i numeri degli ultimi anni.

L’Osservatorio per l’Imprenditorialità femminile di Unioncamere ed Infocamere registra un milione e 340.000 imprese femminili, 3 milioni di occupati ed un forte sostegno al sistema dell’istruzione e del welfare privato.

Quindi le imprese in rosa da un lato creano lavoro e dall’altro lato aiutano i genitori a conciliare lavoro e famiglia. Il 30 settembre scorso nel settore dell’istruzione si contavano ben 9.600 imprese femminili, che rappresentavano il 30% del totale.

Oggi nel settore assistenziale e sanitario si contano 17.000 imprese femminili, il 38% del totale. In modo particolare si è registrata una forte specializzazione dell’infanzia. Sono almeno 3.400 le attività femminili che forniscono servizi di baby-sitting, assistenza diurna per minori disabili, asili nidi ecc.

L’imprenditoria fatta da donne fornisce un prezioso apporto alla comunità, sostenendo le famiglie sia da un punto di vista economico che assistenziale. Leggendo questi dati appare quindi evidente che tutelare le imprese femminili significa tutelare l’intero tessuto sociale ed economico di una comunità.

Nei seguenti paragrafi analizziamo alcuni esempi virtuosi di attività in rosa che hanno saputo rigenerarsi e quali sono i bandi da tenere sotto’occhio.

Come rilanciare le imprese in rosa? Esempi pratici

Alcuni progetti femminili sono nati per dare una seconda opportunità alle persone che non hanno avuto fortuna nella vita. Diverse cooperative hanno assunto varie persone tra ex detenute, ragazze sfruttate, extracomunitarie ecc. per realizzare e cucire abiti confezionati. Da questa crisi economica e sanitaria purtroppo molte donne ne sono uscite malconce, quindi le loro difficoltà possono essere canalizzate cogliendo l’opportunità da una crisi.

Durante la pandemia queste stesse aziende hanno dimostrato grande “intelligenza” imprenditoriale, convertendo la loro produzione in mascherine. Oltre a garantire la produttività delle loro aziende, queste aziende hanno fornito un servizio valido ed utilissimo alla loro comunità.

Un altro esempio virtuoso è rappresentato dai progetti che prevedono la realizzazione di prodotti enogastronomici biologici, ecosostenibili e a km 0. Se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che sicuramente stiamo maltrattando il pianeta che ci ospita. L’opinione pubblica è sempre più attenta verso la questione ambientale, perciò declinare la produzione alimentare e vinicola in chiave “green” ed “eco-friendly” è sicuramente una mossa molto intelligente.

Molte imprenditrici si sono spinte oltre, cogliendo tutte le opportunità che offre il loro lavoro. Oltre a produrre vini e prodotti biologici, per commercializzarli e sponsorizzarli organizzano fiere, sagre ed iniziative culturali in modo da attirare l’attenzione sul territorio (generando così un indotto positivo per il turismo) e creando momenti di aggregazione per la propria città e quelle limitrofe.

I finanziamenti 2020 per le donne

Naturalmente tutte le buone idee hanno bisogno di un finanziamento, almeno inizialmente, che si può reperire con i bandi, i prestiti e le agevolazione messe a disposizione dell’imprenditorialità femminile.

Tra i più gettonati ci sono i contributi a fondo perduto, incentivi destinati a rilanciare le attività femminili duramente colpite dal Covid-19. Generalmente il 50% non va restituito, mentre il resto va rimborsato in rate mensili e a tasso agevolato.

Altra opzione è il Fondo di Garanzia, che pur non essendo un contributo economico consente di chiedere un finanziamento garantito dallo Stato.

Un finanziamento molto simile è il microcredito, che offre la garanzia sull’eventuale prestito richiesto alle attività femminili già costituite oppure da professioniste dotate di partita IVA da almeno 5 anni.

Le agevolazioni possono essere richieste dalle imprese femminili e consentono di lanciare nuovi progetti, oppure acquistare prodotti e servizi da utilizzare per il proprio business.

Bisogna controllare periodicamente l’uscita dei bandi ed assicurarsi di avere i requisiti necessari per poter presentare la domanda di accesso al finanziamento prescelto.

Fonte foto: pixabay

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Pina Tamburrino
Presidentessa Osservatorio Mondo Retail - MagicStore

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