I tatuaggi possono rappresentare un ostacolo per chi cerca un lavoro? Ci sono disparità di trattamenti, anche economici, tra persone tatuate e persone non tatuate? Domande più che legittime poiché sono temi molto attuali. I tatuaggi sono ormai diffusissimi in Italia, e non solo, e sono in netto aumento le donne che vogliono entrare nel mondo del lavoro per svariati motivi. Questo è successo un po’ grazie all’emancipazione femminile e un po’ a causa del Covid, che ha fatto perdere molti posti di lavoro e quindi ha spinto le donne a trovare un’occupazione per dare sostegno alla famiglia. Ma i tatuaggi per donne lavoratrici sono un problema?
Una domanda semplice alla quale però non è così facile dare una risposta chiara e diretta. In questo articolo quindi affrontiamo la questione a 360° per avere le idee più chiare.
Tatuaggi per donne lavoratrici: diamo un po’ di numeri
In Italia i tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8% contro l’11,7% della popolazione maschile), soprattutto tra quelle che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Si tratta di donne in piena età lavorativa, quindi diventa ancora più importante capire che relazione c’è tra i tatuaggi e il lavoro. La maggior parte delle persone tatuate hanno un diploma (55,4%), ma c’è anche una discreta percentuale di persone laureate (30,8%).
Alcune recenti ricerche hanno evidenziato che, a parità di condizione, le donne tatuate sono penalizzate rispetto a quelle non tatuate in determinati settori. In particolare nel settore della ristorazione e in quello bancario le donne non tatuate hanno maggiori possibilità di essere assunte.
Perché questa disparità di trattamento? Poiché evidentemente nel settore della ristorazione un tatuaggio non è percepito come il massimo dell’igiene, che invece è fondamentale in pizzerie, ristoranti e bar. Nel settore bancario invece è richiesta la massima affidabilità e in tale ottica il tatuaggio cozzerebbe con questa caratteristica imprescindibile, poiché assume accezioni negative come il crimine o l’uso di droghe.
Tuttavia ci sono alcuni settori in cui chi ha un tatuaggio potrebbe addirittura essere avvantaggiata. Tra questi settori c’è quello della moda, del marketing e dello sport, dove la creatività svolge un ruolo di primo piano. In tal caso l’accezione attribuita al tatuaggio è positiva, poiché è una libera espressione del proprio modo di essere e un segnale di creatività, caratteristiche principali dei settori appena menzionati.
Il diverso trattamento economico
Una ricerca condotta da Dillingh nel 2020 ha evidenziato che le persone tatuate under 45 rispetto a quelle non tatuate non solo hanno meno probabilità di trovare un posto di lavoro, ma addirittura hanno una retribuzione inferiore. Questo è un dato sicuramente interessante, ma che in qualche modo apre le porte ad una nuova forma di discriminazione.
Finora i principali parametri di discriminazione erano l’età e il sesso. Se in qualche modo può essere comprensibile assumere una persona giovane piuttosto che una più anziana (benché ci sarebbe da fare un discorso sull’affidabilità e sull’esperienza che farebbe pendere l’ago della bilancia a favore delle persone più mature), non lo è sicuramente se la discriminazione riguarda il sesso o, peggio ancora, l’orientamento sessuale.
Adesso però bisogna fare i conti con una nuova forma di discriminazione, per l’appunto la distinzione tra donne tatuate e donne non tatuate. Tra l’altro la ricerca ha evidenziato un altro aspetto sicuramente interessante: le persone che si tatuano sono perfettamente consapevoli delle conseguenze, come ad esempio la difficoltà di trovare lavoro o di ricevere una paga salariale più bassa. Nonostante ciò il tatuaggio rappresenta una forma di espressione e quindi, a dispetto dei rischi corsi, le persone decidono di farlo ugualmente.
Come gestire i tatuaggi in modo “intelligente”?
Vuoi farti un tatuaggio ma non vuoi che questa cosa comprometta le tue possibilità di trovare una buona occupazione? Esistono dei piccoli trucchetti, se così possiamo definirli, per farsi dei tatuaggio senza rischi eccessivi.
Prendiamo come esempio la receptionist di un hotel: in questo caso come gestire i tatuaggi? Dipende. Se lavori in ambienti tipicamente estivi, come resort in villaggi turistici, con ogni probabilità userai smanicati o divise a maniche corte dove i tatuaggi sono visibili e potrebbero rappresentare un problema. Se invece lavori in alberghi in città con un clima freddo tutto l’anno, o in alberghi di lusso dove è richiesta una divisa con tanto di giacca, i tatuaggi non rappresentano un problema poiché sono costantemente coperti.
Molto dipende dal contesto: se lavori in ambienti informali i tatuaggi non dovrebbero essere un problema, mentre in studi di avvocati, commercialisti o ragionieri sarebbe meglio coprirli. In ogni caso ogni persona ha diritto ad avere un tatuaggio, ma allo stesso tempo il datore di lavoro è libero di non assumere una candidata tatuata se l’abbigliamento di lavoro prevede un certo codice. In alcuni ambienti di lavoro addirittura si può imporre l’obbligo di coprire o quanto meno rendere poco visibili i tatuaggi e se non si rispettano le regole può addirittura scattare il licenziamento.
Ognuna è libera di tatuarsi ma, per soddisfare il proprio desiderio e non avere problemi sul posto di lavoro, è consigliabile farsi piccoli tatuaggi e preferibilmente in posti non visibili, come dietro il collo, dietro l’orecchio, sulla schiena o sulla pancia.
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