“La decisione più difficile da prendere è l’agire. Il resto è mera tenacia. Le paure sono tigri di carta.
Puoi fare tutto ciò che decidi di fare, puoi agire in modo da cambiare e controllare la tua vita e i tuoi metodi. Il processo stesso diventa la ricompensa“.
Amelia Earhart (1897-1937 circa) – aviatrice statunitense e prima donna pilota
In questo a rticolo riportiamo 4 storie di successo di donne che con tenacia, coraggio e passione sono riuscite a portare avanti la loro idea di moda.
Lisa Bradley e Cameron Cruse
Lisa Bradley e Cameron Cruse sono le fondatrici dell’azienda specializzata nel commercio e nella produzione di borse “R. Riveter“, nome che prende ispirazione da “Rosie The Riveter“, icona americana del lavoro femminile durante la seconda guerra mondiale.
Le due imprenditrici, mogli di militari, si sono conosciute a Dahlonega, città dello stato Georgiano dove i mariti erano in servizio.
L’impegno di leva dei consorti causava continui spostamenti (ogni tre anni) ed un “confino” all’interno delle basi militari.
Ciò non consentiva a Lisa e Cameron di trovare un impiego stabile, o quantomeno soddisfacente, nonostante fossero estremamente qualificate e determinate: da lì la decisione di mettere in piedi una piccola attività.
Con un investimento di 4.000 dollari per l’acquisto di una macchina per cucire, hanno iniziato a produrre e vendere borse in un garage.
Dopodiché, all’aumentare della domanda, si sono spostate in una sede più grande, assumendo più persone e formando un team di dodici persone.
Nel 2015 hanno aperto il loro primo store fisico in North Carolina e, nel 2016, conseguentemente alla partecipazione a Shark Tank, reality per imprenditori emergenti, hanno registrato una grande crescita in termini di bilancio.
Il fatturato, che nel 2014 si “fermava” a 300.000 dollari, ha raggiunto i due milioni di dollari a fine 2016.
Oggi l’azienda conta 45 dipendenti e una percentuale del guadagno viene devoluta in beneficenza, per aiutare le donne sposate con militari.
Sophia Amoruso
Di origini italiane, greche e portoghesi, Sophia Amoruso è fondatrice e CEO di “Nasty Gal“.
Durante l’adolescenza le fu diagnosticato il disturbo ADHD, cosa che la spinse ad abbandonare la scuola, scegliendo l'”homeschooling“.
Contemporaneamente ha svolto diversi lavori, tra i quali quello di cameriera in un ristorante “Subway” e di commessa in un negozio di libri.
In età postadolescenziale ha dovuto affrontare difficoltà di carattere economico che l’hanno portata, in alcuni casi, anche a rubare.
La sua avventura nel mondo della moda comincia nel 2006: approfittando della crescita di eBay, Sophia inaugura il suo primo store online, chiamandolo “Nasty Gal”, ispirandosi al famoso album di Betty Davis.
In principio si limitava a vendere libri e capi vintage usati.
Lo store online di eBay amplierà in breve tempo il suo catalogo e si trasferirà, poi, su un dominio indipendente dal marketplace.
Social ed abilità nella vendita hanno permesso un immediato decollo delle vendite, fino a far nascere l’omonima compagnia “Nasty Gal”.
Nei tre anni che intercorrono tra il 2008 e il 2011, il brand ha registrato una rapidissima crescita: da 220.000 a 23 milioni di dollari.
Anita Dongre
Anita Dongre è una fashion designer indiana, creatrice della fashion house “House of Anita Dongre“.
Animalista, vegetariana e ambientalista, Anita è nata in una tradizionale famiglia indiana.
Ha sempre creduto in uguaglianza e libertà, valori che l’hanno spinta a schierarsi contro gli stereotipi della cultura di appartenenza, che vedono le donne relegate a ruoli marginali.
Laureatasi in Fashion Design alla “SNDT Women’s University“, ha lavorato per 12 anni per diverse boutiques di moda, fin quando non ha deciso di intraprendere la sua carriera imprenditoriale, insieme a sua sorella e suo fratello.
La fashion house da lei creata e gestita, ha raggiunto, tra il 2016 e il 2017, un giro d’affari di 100 Milioni di dollari.
Sara Blakely
Sara Blakely è proprietaria e fondatrice di “Spanx“, azienda miliardaria impegnata nella produzione di intimo.
Dopo la laurea in comunicazione alla “Florida State University“, ha lavorato per “Walt Disney World Resort” e, successivamente, per “Danka“, vendendo macchine fax porta a porta.
La sua attività imprenditoriale nasce alla fine degli anni ’90, grazie a delle forbici e un collant: la necessità di voler indossare scarpe aperte sotto i suoi collant le fece venire in mente di tagliarne la parte inferiore, in modo da far sbucare i piedi.
Questo semplice “zac” ha portato Sara a brevettare quest’idea e proporla a diversi mecenati, ricevendo il suo primo riscontro positivo da Neiman Marcus, magnate americano impegnato nella distribuzione del settore luxury, che finì per ordinare 3.000 pezzi del suo prodotto.
Ma la vera svolta il brand l’ha avuta quando Oprah Winfrey ne fece menzione nel suo programma televisivo: milioni di donne si innamorarono all’istante di “Spanx” e le vendite, da quel momento, presero il volo.
Oltre a “Spanx”, oggi Sara gestisce anche diverse attività filantropiche per aiutare le comunità più sfortunate.