5 regole per gestire un dipendente maleducato

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La vita lavorativa porta ad avere rapporti quotidiani con diverse persone con differenti caratteri, tra questi vi è sempre qualcuno che si lamenta in continuazione o che cerca di boicottare il lavoro altrui. Un bravo leader riesce a inquadrare tutti i dipendenti riuscendo a gestire ogni personalità in modo adeguato schermando le influenze negative di alcuni elementi del team.

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Tra le varie persone ci può essere anche un dipendente maleducato che agisce diffondendo negatività tra il personale e nell’ambiente. Tali elementi risultano altamente dannosi per il gruppo di lavoro, diffonde negatività e malumore creando anche occasioni di litigio tra altre persone.

Questa situazione danneggia non solo i lavoratori che inizieranno a recarsi a lavoro mal volentieri e tenderanno a non collaborare con gli altri, ma soprattutto creerà un grosso danno produttivo.

In un ambiente negativo non si può operare nel migliore dei modi ma piuttosto si crea un’atmosfera pesante di diffidenza e concorrenza. Non è semplice difendere sè stessi e il gruppo di lavoro dall’influenza di tali persone ma un bravo capo deve saperlo fare. Ma come?

Un leader conosce le 5 mosse utili a fermare e rendere nulle le azioni di un dipendente maleducato e distruttivo. Vediamo quali sono si segreti del vero leader.

Stabilire i limiti

La prima cosa da fare è mettere dei paletti ovvero stabilire dei limiti ben precisi che si devono far rispettare. Succede spesso che vi siano persone che si lamentano in continuazione ed è difficile prendere le distanze sia per solidarietà umana che per non sembrare maleducati.

Farsi coinvolgere da tale continua negatività toglie energia e intossica l’anima. Lo stesso accade quando si sopporta il fumo passivo che si subisce per non disturbare il collega maleducato e poco attento che fuma senza preoccuparsi degli altri. Come agire in questi casi?

Prima di tutto si cerca di mantenere le distanze ma questo non basta se vi sono altre persone del team che vengono infastidite. Quindi servono delle regole che blocchino sul nascere tali atteggiamenti. Un buon capo ascolta le lamentele e contrattacca con una domanda semplice: “Quale soluzione proponi?”

In tal modo si sposta la conversazione su un piano diverso, si ferma il flusso di negatività e si offre all’interlocutore la possibilità di instaurare un colloquio costruttivo piuttosto che distruttivo.

Non scendere al suo livello

Se un dipendente è maleducato, il capo non deve mai esserlo. Mai farsi trascinare allo stesso livello facendosi coinvolgere in discussioni inutili e negative per sé stessi e per il team.

Le personalità difficili hanno spesso atteggiamenti irrazionali con una prevalenza emotiva molto forte che viene riversata nella realtà scaricandola sugli altri. In questo modo lui si libera della tensione gettando la sua “spazzatura emozionale” e le frustrazioni personali sugli altri che fungono da “cestino”.

Un leader non si fa coinvolgere nel tranello e mantiene un sano distacco osservando dall’esterno il comportamento del suo dipendente. Proprio come farebbe uno psicologo guarda e disseziona il suo interlocutore mantenendo le dovute distanze. Se ci si fa risucchiare nel vortice si perde il controllo della situazione creando il caos generale.

Mantenere il pensiero distante

Il cosiddetto self control, ovvero riuscire a mantenere il pensiero distante dall’irritazione che un dipendente maleducato con i suoi atteggiamenti può provocare. Non si deve mai cedere alla tentazione di guerrigliare con certi elementi, diversamente si darebbe il via ad una serie di ripicche e battaglie che porterebbero inevitabilmente ad un danno produttivo sempre peggiore.

Mantenere il pensiero distante significa quindi non raccogliere nessuna provocazione anche diretta ma mantenere il controllo delle proprie emozioni. Inquadrare la situazione e cercare una soluzione immediata per calmare le acque prima di prendere successivi provvedimenti.

Niente duelli all’ultimo sangue

Ricordare sempre di essere persone adulte in grado di ragionare, anche dopo un momento di forte tensione si ritorna a lavoro il giorno dopo senza alcun rancore. Il buon capo o meglio leader, inizierà la giornata senza rimarcare le cose successe il giorno prima ma piuttosto ponendo degli obbiettivi per quello specifico giorno e creando una causa comune per cui lavorare insieme.

La testardaggine e l’orgoglio portano spesso a danni peggiori della motivazione che ha scatenato la discussione. Incanalare l’energia del dipendete maleducato verso un obiettivo adatto alle sue capacità, lo aiuterà a trovare un pensiero positivo di cui occuparsi. Trovare soddisfazione nel lavoro e comprensione da parte del capo solitamente placa gli atteggiamenti negativi portando a galla la parte migliore di ognuno.

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Pina Tamburrino
Presidentessa Osservatorio Mondo Retail - MagicStore

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