Per le mamme lavoratrici ogni giorno è un vero puzzle. Bisogna incastrare i vari impegni lavorativi e familiari e la risoluzione del rebus non è affatto semplice. Anzi, soprattutto le donne che lavorano su turni non riescono a conciliare famiglia e lavoro e sono costrette a licenziarsi. Tra queste rientrano operaie, cassiere, infermiere, operatrici call center ecc. Bisogna necessariamente arrivare ad una decisione così drastica? No e in questo articolo analizziamo come gestire i turni per mamme lavoratrici dando utili informazioni anche da un punto di vista normativo.
Le difficoltà per le mamme lavoratrici e il caso Lis Group
Prima di approfondire il discorso sulla corretta gestione dei turni di lavoro, proviamo a scattare la fotografia attuale della condizione delle mamme lavoratrici.
Purtroppo sono sempre di più le donne che, senza una rete familiare pronta a supportarle, sono costrette a lasciare il lavoro. Questo succede soprattutto per le donne con figli piccoli, i cui mariti spesso lavorano fuori.
Un’altra criticità evidente è la turnazione eccessivamente rigida, che non tiene conto delle esigenze familiari delle donne. A tal proposito è però utile fare riferimento al caso della Lis Group, società che lavora nell’ambito della logistica.
L’azienda cancellò il turno centrale dalle 8:30 alle 15:30, imponendo solo due fasce orarie: dalle 5:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 22:30. Le dipendenti protestarono poiché erano orari incompatibili con gli orari dei figli a scuola.
Molte di loro non potevano contare su una rete familiare che le supportasse, né tanto meno potevano permettersi una baby sitter. La faccenda è finita in tribunale e la giudice ha dato ragione alle lavoratrici, sostenendo che la decisione dell’azienda rappresentasse un rischio per la maternità e per la genitorialità.
In sostanza i nuovi orari vennero considerati elementi discriminatori per la maternità, la gravidanza e la paternità.
Quali sono i diritti per le mamme lavoratrici?
Molto spesso le donne lavoratrici sono costrette ad accettare condizioni lavorative molto penalizzanti, senza sapere però che ci sono normative apposite a loro sostegno. Conoscerle è quindi il primo passo per tutelarsi e chiedere maggiori garanzie, senza necessariamente arrivare a vie legali.
Le mamme lavoratrici, ad esempio, possono chiedere percorsi agevolati al datore di lavoro in presenza di determinate condizioni, come appunto in caso di figli piccoli. Il datore di lavoro, a sua volta, ha l’obbligo di accogliere tali richieste se sono realmente motivate.
I datori di lavoro possono anche rifiutarsi di accogliere le richieste, imponendo orari di lavoro incompatibili con le esigenze familiari. Alcuni di loro sospendono o licenziano le donne che non posso rispettare determinati orari di lavoro.
Le mamme possono però fare ricorso e, da questo punto di vista, qualcosa si sta muovendo poiché sono sempre di più i giudici che danno loro ragione, recependo anche le direttive europee che mirano a tutelare maggiormente la maternità.
In particolare viene sempre messo al primo posto il benessere dei figli, uno dei temi centrali anche nel caso Lis Group, dove la giudice sottolineava i gravi disagi psico-fisici che rischiavano di ricadere sui bambini.
I bambini, come previsto anche dalla Costituzione, necessitano di una vita regolare e le stesse aziende devono venire incontro alle esigenze delle donne lavoratrici e degli stessi minori.
Come gestire i turni per mamme lavoratrici? Le opzioni part time e smart working
Da parte delle aziende serve sicuramente una maggiore flessibilità negli orari lavorativi e il part time sembra essere una buona soluzione, soprattutto per quelle donne costrette a lavorare su turni di notte.
Per le mamme che hanno bambini piccoli lavorare di notte può risultare davvero complicato. In tal caso il part time può essere una buona soluzione, sempre che l’azienda decida di concederlo.
Indubbiamente il part time dimezza in modo significativo lo stipendio, ma permette quanto meno di conciliare lavoro e famiglia senza rinunciare alla carriera. Quando i figli diventano grandi è possibile, eventualmente, chiedere di tornare a lavorare a pieno regime.
Un’altra opzione sempre più gettonata è lo smart working, modalità di lavoro che si è diffusa sempre di più nel corso della pandemia e anche dopo.
In tal caso serve sempre il parere positivo dell’azienda e devono esserci le condizioni necessarie per lavorare in smart working. Un’infermiera o una cameriera, ad esempio, non possono lavorare in smart working.
Le cose cambiano invece per addette stampa o ragioniere, che invece possono svolgere il loro lavoro anche da casa con la possibilità di badare ai bambini.
Chi è la Consigliera di parità?
C’è poi una figura, non molto conosciuta, che invece può dare una grande mano alle mamme lavoratrici che hanno difficoltà a gestire lavoro e famiglia: la Consigliera di parità.
Questa figura esiste da 15 anni e nasce con l’obiettivo di accertarsi che vengano effettivamente attuati i principi di uguaglianza e di opportunità, prevenendo le discriminazioni tanto tra gli uomini quanto tra le donne.
Esiste la Consigliera di parità nazionale, ma anche quelle regionali e provinciali. É un pubblico ufficiale e ha l’obbligo di segnalare eventuali reati, supportando le donne per trovare una risoluzione con il datore di lavoro ed eventualmente sostenendole finanziariamente in caso di cause di lavoro.
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